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          ·       Architettura Navale

     ·       Robustezza della Nave

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·       CARICHI STRUTTURALI DELLA NAVE

·       Alberto Albert

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   ·       CLASSIFICAZIONE DEI CARICHI

      ·       Carico statico su una nave galleggiante in acqua tranquilla

          ·       Carichi indotti dalle onde

              ·       Valutazione deterministica dei carichi indotti dalle onde

                    ·       Distribuzione trasversale dei carichi d’onda

                          ·       Carichi dell'onda sulle piattaforme “off-shore”

                                 ·       Valutazione probabilistica dei carichi indotti dalle onde in stati di maRE

                                            confuso

                                         ·       Valutazioni dei carichi a breve termine in stati di mare confuso

                                                  ·       Valori estremi a lungo termine

                                                            ·        Estrapolazione dei valori estremi osservati

                                                                        ·        CARICHI DINAMICI

 

 

Classificazione dei carichi

 

È conveniente dividere i carichi che agiscono sulla struttura della nave in quattro categorie, come esposto di seguito, dove le categorie sono definite in parte sulla natura del carico ed in parte sulla natura della risposta della nave:

 

- carichi statici

- carichi dinamici a bassa frequenza

- carichi dinamici ad alta frequenza

- carichi d’urto

 

Carichi statici

I carichi statici sono carichi che cambiano soltanto quando cambia il peso totale della nave, come conseguenza della caricazione o della scaricazione, del consumo di combustibile, o per la modifica della nave stessa:

1) peso della nave e del relativo contenuto.

2) spinta statica della nave a riposo od in movimento.

3) carichi termici derivanti da gradienti di temperatura non lineari all'interno dello scafo.

4) carichi concentrati causati dallo stoccaggio in bacino o da arenamento.

 

Carichi dinamici a bassa frequenza

I carichi dinamici a bassa frequenza sono carichi che variano nel tempo con periodi che vanno da alcuni secondi a parecchi minuti e quindi si presentano a frequenze che sono sufficiente basse se confrontate con le frequenze delle risposte di vibrazione dello scafo e dei suoi componenti. Non c’è amplificazione in risonanza apprezzabile delle tensioni indotte nella struttura. I carichi sono denominati dinamici perché hanno origine pricipalmente dall'azione delle onde per mezzo delle quali la nave si muove e, quindi, cambiano sempre con il tempo. Possono essere analizzati nei seguenti componenti:

1) variazioni di pressione sullo scafo indotte dalle onde.

2) variazioni di pressione sullo scafo causate dai movimenti oscillatori della nave.

3) reazioni inerziali risultanti dall'accelerazione della massa della nave e del relativo contenuto.

 

Carichi dinamici ad alta frequenza

I carichi dinamici ad alta frequenza sono carichi variabili nel tempo con frequenze sufficientemente alte che possono indurre risposta di risonanza nella struttura della nave. Alcuni dei carichi eccitanti possono essere abbastanza piccoli nella grandezza ma, come conseguenza dell'amplificazione in risonanza, possono provocare grandi sforzi e deformazioni. Gli esempi di tali carichi dinamici sono i seguenti:

1) carichi idrodinamici indotti dagli apparati di propulsione sullo scafo o sulle appendici

2) carichi comunicati allo scafo da macchinari rotanti sbilanciati o contrapposti

3) carichi idroelastici causati dall’interazione delle appendici con il flusso fluido di poppa

4) carichi indotti dalle onde dovuti essenzialmente alle onde corte la cui frequenza d’incontro coincide con la frequenza naturale più bassa dello scafo e che, quindi, possono eccitare un’apprezzabile risposta di risonanza, chiamata “springing”.

 

Carichi d’urto

I carichi d’urto sono carichi che derivano dallo sbattimento della prua o  dall’urto d’onda sul fondo, sulle sovrastrutture di prua o su altre parti della struttura dello scafo, compresi gli effetti per l’acqua imbarcata sulla coperta “green water”. In una nave miltare, gli effetti delle armi costituiscono una categoria molto importante di carichi d’urto. I carichi d’urto possono indurre vibrazioni transitorie dello scafo chiamate “whipping”.

 

Le più importanti categorie dei carichi sono i carichi statici derivanti dal peso e dalla spinta della nave (categorie 1) e 2)), ed i carichi dinamici a bassa frequenza (categorie 1), 2) e 3)). Nelle sezioni seguenti, l'attenzione sarà dedicata pricipalmente sui metodi correntemente in uso per la determinazione di questi carichi, con la breve discussione sui carichi d’urto, d), e sui carichi dinamici ad alta frequenza “springing”, 4), che sono solitamente considerati importanti in navi flessibili e molto lunghe.

Oltre alle suddette categorie, ci possono essere carichi operativi speciali, che parte o tutta la struttura può essere invitata a sostenere, e che possono essere i carichi dominanti per alcune navi. Questi carichi, che possono essere statici o dinamici, non sono stati considerati in questa discussione. Alcuni esempi sono:

 

- carico dovuto al ghiaccio nel caso di una imbarcazione destinata a rompere il ghiaccio o alla navigazione artica

- carichi causati dall’urto con altre imbarcazioni, pontili o altri ostacoli, come nel caso di rimorchiatori o pontoni

- impatto dell'apparecchiatura di maneggio del carico, quali le gru a benna o le coperture delle boccaporte utilizzate nello scarico dei prodotti all'ingrosso

- carichi termici strutturali imposti da carichi speciali trasportati alla temperatura o alla pressione differenti da quella ambientale

- carichi di sbattimento o d’urto sulle strutture interne causate dal movimento dei liquidi nelle casse

- atterraggio di velivoli od elicotteri

- carichi accidentali causati da collisione o arenamento.

 

Come può essere dedotto dalle descrizioni sommarie presentate innanzi, alcuni di questi carichi possono essere importanti per tutte le navi ed altri carichi possono essere incontrati soltanto in navi specializzate od in particolari circostanze.

 

 

Carico statico su una nave galleggiante in acqua tranquilla

 

I carichi statici che agiscono su una nave galleggiante in acqua tranquilla consistono di due componenti: forze di spinta e forze di gravità, o pesi. La spinta è la risultante della distribuzione delle pressioni idrostatiche sulla superficie esterna ed  immersa della nave. Questa pressione è una forza di superficie la cui direzione è sempre normale allo scafo. La forza di spinta è, quindi, la risultante perpendicolare alla superficie dell'acqua ed diretta verso l'alto. I pesi sono le forze delle masse distribuite della nave e dei suoi contenuti ed il senso di tali forze peso è sempre verticale verso il basso. Questo sistema di componenti delle forze agenti è illustrato schematicamente nella Figura 1.

 

Figura 1

                                           Figura 1

 

Se integriamo le pressioni locali di spinta lungo un'unità di lunghezza intorno ad una sezione trasversale in una data posizione longitudinale, la risultante è una forza verticale di spinta per unità di lunghezza la cui intensità è data da ρ*g*A dove ρ*g è la densità di peso dell’acqua (ρ è la densità di massa, o massa per unità di volume) ed A è l‘area della sezione immersa. Similmente, possiamo sommare insieme tutti i pesi contenuti in un’unità di lunghezza della nave, nella stessa sezione già considerata, ottenendo un peso totale per unità di lunghezza. Il peso strutturale netto per unità di lunghezza è la somma algebrica della spinta e del peso per unità di lunghezza. Per convenienza, quando sono usate le unità S.I. tutti i carichi – sia di spinta che di peso - possono essere espressi in termini di massa.

 

I carichi individuali possono avere effetti strutturali sia locali che globali. Un macchinario molto pesante induce carichi localizzati molto intensi nei relativi punti di connessione alla nave e le sue fondazioni possono essere progettate per distribuire anche questi carichi nella struttura dello scafo. Allo stesso tempo, il peso di questo macchinario contribuisce alla distribuzione delle forze di taglio e dei momenti flettenti agendo in tutte le posizioni lungo lo scafo. Se una parte del contenuto della nave è composto dai liquidi, per esempio combustibile o carico liquido, là ci saranno forze idrostatiche di pressione esercitate da tali liquidi e che saranno normali alle superfici perimetrali delle casse entro le quali questi saranno contenuti. Questi carichi di pressione interni possono avere importanti effetti strutturali locali e devono essere considerati quando si progettano le paratie e gli elementi di confinamento delle casse.

La disposizione geometrica e l’andamento risultante sia dello stato tensionale che flessionale di una tipica struttura navale sono tali che è solitamente conveniente dividere la struttura e la relativa risposta in tre componenti, che sono identificati come primari, secondari e terziari (Figura. 2).

 

Figura 2

                                              Figura 2

 

Tali componenti sono descritte come segue:

 

- risposta primaria è la risposta dell’intero scafo quando si flette e si torce come una trave, sotto la distribuzione longitudinale esterna dei carichi verticali, laterali e di torsione.

- risposta secondaria comprende gli sforzi e le deformazioni di un singolo pannello irrigidito da profilati, per esempio il pannello della struttura del fondo contenuto fra due paratie trasversali adiacenti. Il carico del pannello è normale al suo piano ed i contorni del pannello secondario sono costituiti solitamente da altri pannelli secondari ( fasciame del fianco e paratie).

- risposta terziaria descrive le deformazioni fuori dal piano e lo stato tensionale associato di un singolo pannello del fasciame. Il carico è normale al pannello ed i relativi appoggi sono costituiti dai rinforzi del pannello secondario di cui è parte integrante.

 

Dalla suddetta descrizione si vede che è necessario a volte conoscere la distribuzione localizzata dei carichi ed in altri casi, a seconda dalla risposta strutturale che si è cercata, conoscere la distribuzione della risultante dei carichi locali ( per esempio il carico per unità di lunghezza dell'intero scafo ).

L'analisi della risposta primaria è effettuata ipotizzando che l'intero scafo della nave si comporti come una trave il cui carico è dato dalla distribuzione longitudinale dei pesi e della spinta sullo scafo. Come in qualsiasi calcolo di resistenza di una trave, è dapprima necessario integrare i carichi per ottenere la distribuzione longitudinale della forza di taglio complessiva ed integrarla ancora per ottenere il momento flettente. I carichi in acqua tranquilla contribuiscono per una buona parte del taglio totale e del momento flettente di molte navi, ai quali devono essere aggiunti successivamente gli effetti indotti dalle onde. La Figura 3 illustra una tipica distribuzione longitudinale di peso e di spinta per una nave galleggiante in acqua tranquilla.

 

Figura 3

                                                       Figura 3

 

Nella parte più inferiore di questa figura è tracciata una curva (1) della forza di spinta per unità di lunghezza, che come notato precedentemente è uguale alla densità di peso, ρ*g, dell’acqua per l’area della sezione. La curva superiore (2) in questa figura mostra la distribuzione longitudinale della forza peso tracciata secondo la convenzione comunemente impiegata. In questa procedura, la lunghezza della nave è divisa in un certo numero di spazi uguali, per esempio nelle venti o più suddivisioni che sono state usate nella preparazione del piano di costruzione delle linee d’acqua. Tutti i pesi dello scafo, delle attrezzature e dei contenuti che si trovano nell'intervallo fra la stazione i e la stazione i+1 sono sommati e trattati come un singolo carico uniformemente distribuito sopra questo intervallo di suddivisione longitudinale. Ciò è essenzialmente un processo di conteggio in cui ogni elemento nella nave [ per esempio, la struttura dello scafo (fasciame, ossature, materiale di saldatura), l’allestimento (condotte, copertura del ponte, movimentazione del carico), l’apparato di propulsione, il carico ed altro ] è registrato ed assegnato ad un intervallo della suddivisione. La procedura deve essere sviluppata con cura meticolosa ed in grande dettaglio così da assicurare un’adeguata accuratezza. Come nel caso della maggior parte dei calcoli ripetitivi anche questa procedura si presta facilmente per essere effettuata con elaboratori elettronici.

L’ipotesi di una distribuzione dei pesi, che è assunta in questo stadio uniforme negli intervalli della distribuzione, è soltanto un'approssimazione della distribuzione reale del peso. Alcuni elementi del peso si presenteranno come pesi quasi concentrati in questa distribuzione longitudinale. Per esempio, il peso di una paratia trasversale sarà, in realtà, distribuita longitudinalmente su una porzione molto breve della lunghezza della nave uguale allo spessore del fasciame della paratia. I pesi di determinati elementi quali i grandi componenti dell’apparato di macchina (turbine, motori diesel) possono essere trasmessi alla struttura della nave come carichi puntuali nelle posizioni dei tirafondi di fondazione. Similmente, i “containers” sono sostenuti solitamente sui supporti posizionati sotto i loro angoli ed il loro peso totale è trasmesso alla struttura dello scafo con carichi puntuali in queste posizioni. La vera distribuzione dei pesi sarà quindi un grafico molto più irregolare di quello che è indicato nella Figura 3 e consisterà di alcuni pesi distribuiti e di alcuni pesi concentrati. Può essere evidenziato, tuttavia, che le integrazioni che sono realizzate per ottenere dai carichi le distribuzioni del taglio e poi del momento flettente tendono ad attenuare gli effetti di queste irregolarità locali. Di conseguenza tutta la distribuzione ragionevolmente esatta dei carichi, che mantiene il valore corretto della forza entro un intervallo locale e piccolo confrontato alla lunghezza totale della nave, condurrà generalmente alle distribuzioni corrette del taglio e del momento flettente  entro limiti accettabili d'errore. Tuttavia, effetti strutturali localizzati, causati da notevoli carichi puntuali e particolarmente da elementi pesanti possono essere analizzati separatamente ed i loro effetti sovrapposti agli effetti dei carichi restanti. Avendo determinato le distribuzioni dei pesi e delle spinte, la curva netta del carico (3) è la differenza fra i due. Questa è tracciata come la terza curva nella Figura 3, con spinta positiva verso l'alto. Gli stati d’equi1ibrio statico richiedono che il peso totale e la spinta siano uguali e che il centro di spinta sia sulla stessa linea verticale del centro di gravità. In termini di curva del carico, questo richiede che l’integrale di tutto il carico sulla lunghezza della nave e l’integrale del momento longitudinale del carico siano entrambi nulli.

Come in qualsiasi calcolo a trave, la forza di taglio in una posizione x, uguale a V(x), è ottenuta come l'integrale della curva del carico ed è tracciata come la quarta curva di Figura 3

 

(1)

 

dove:

b(x) = spinta per unità di lunghezza

w(x) = peso per unità di lunghezza

Il momento flettente nella posizione x1, M(x1), è l’integrale della curva del taglio ed è tracciato come la quinta curva nella Figura 3:

 

(2)

 

Nella parte inferiore della Figura 3 è indicato l'andamento del momento flettente e del taglio, insieme alle loro convenzioni del segno.

Se consideriamo una data posizione longitudinale, x1, la forza di taglio è la forza ascendente che la parte sinistra dello scafo esercita sulla parte destra di questa posizione. Similmente, il momento flettente è il momento risultante esercitato dalla parte sinistra sulla parte della nave alla destra della posizione x1. Per essere soddisfatta la condizione d’equilibrio statico la forza di taglio ed il momento flettente dovranno essere uguali a zero ad entrambe le estremità della nave.

Nell'esecuzione pratica del calcolo dei carichi in acqua tranquilla oggi sono utilizzati codici di calcolo per elaboratore elettronico. I programmi disponibili, contengono i moduli per l'effettuazione dei calcoli quali le proprietà idrostatiche, la stabilità statica, l’allagamento e la compartimentazione. L'operazione principale che deve affrontare l'architetto navale consiste nella redazione e nel controllo dei dati di ipotesi e nella valutazione dei risultati del calcolo. L'importanza d’ipotesi complete ed esatte deve avere la giusta enfasi e può essere immediatamente compreso che la compilazione dei dati completi del peso richiesti per il calcolo del momento flettente e del taglio nella fase di progetto finale non è un'operazione insignificante.

Concludendo questo paragrafo, dovrebbe essere osservato che il carico statico deve essere calcolato solitamente per varie distribuzioni di carico considerando anche altri eventuali pesi variabili presenti per ottenere i valori estremi del momento flettente e del taglio. Il carico statico deve inoltre essere combinato con altri eventuali carichi presenti su cui basare il progetto degli elementi della struttura. Ancora, deve essere considerato che il carico statico cambierà durante il corso di singolo viaggio per il consumo del combustibile, per la zavorra che verrà spostata e per il carico che è caricato e scaricato nei porti di scalo.

Una storia temporale dei cambiamenti nelle tensioni statiche in mezzeria durante il corso di un lungo viaggio di grande cisterna è stata presentata nella Figura 4.

 

Figura 4

                                                                                   Figura 4

 

Anche se questa figura mostra le variazioni di sforzo dovuto alle onde e agli effetti termici, le grandi variazioni nelle linee a tratto spesso sono i risultati dei cambiamenti nelle quantità e nella posizione dell'acqua salata nelle casse di zavorra. Le variazioni registrate nelle tensioni in acqua tranquilla, a parte la temperatura e gli effetti dell'onda, variano da circa 27.6 MPa di trazione a circa 48.3 MPa di compressione.

 

 

Carichi indotti dalle onde

 

I principali carichi indotti dalle onde sono quelli precedentemente citati come carichi dinamici di frequenza bassa o carichi che coinvolgono i movimenti dell'onda e della nave e che provocano trascurabile amplificazione dinamica delle tensioni. Una volta che questi carichi quasi statici sono determinati, la risposta strutturale in termini di sforzo o deformazione può essere computata con i metodi d’analisi strutturale statica.

Almeno quattro procedure con vari gradi di sofisticazione possono essere utilizzate nella valutazione dei carichi indotti dalle onde e dei momenti flettenti risultanti oltre che delle forze di taglio:

 

- metodi approssimati

- misure di deformazione e o di pressione sulle navi esistenti

- misure in laboratorio dei carichi sui modelli

- calcolo diretto dei carichi idrodinamici indotti dalle onde

 

Metodi approssimati

Nel processo preliminare di progetto è spesso desiderabile effettuare una valutazione preliminare del carico strutturale dello scafo con metodi approssimati, a volte prima che siano state elaborate informazioni dettagliate riguardo alla distribuzione del peso o delle linee dello scafo. Sono disponibili metodi approssimati che includono formulazioni semi-empiriche e calcoli quasi-statici.

I primi testi di architettura navale contengono le descrizioni di una procedura per cui la nave è immaginata in uno stato di equilibrio statico o sulla cresta o sul cavo di un'onda la cui lunghezza è uguale a quella della nave, L, e l’altezza pari ad L/20. Usando la distribuzione longitudinale della spinta per un tale profilo dell'onda e una distribuzione ipotetica del peso, possono essere calcolate le curve della distribuzione longitudinale della forza di taglio e del momento flettente, solo come se si fosse in acqua tranquilla. Gli esperimenti ed i metodi di calcolo più esatti hanno indicato che questa procedura altamente semplificata sopravvaluta con un notevole margine il momento flettente indotto dall’onda per qualsiasi altezza d'onda data; questo è conseguenza del fatto che vengono trascurati gli effetti dinamici ed idrodinamici connessi con le pressioni dell'onda ed i movimenti della nave. Tale procedura è utile principalmente quando usata paragonandola ai dati dei progetti precedenti.

La maggior parte delle società di classificazione ora impiegano una formulazione semplificata da usare nella valutazione del momento flettente e della forza di taglio indotti dalle onde da aggiungere al momento ed al taglio in acqua tranquilla. Tuttavia, le altezze d'onda efficaci usate in queste formulazioni sono state derivate da analisi dettagliate che includono gli effetti dinamici ed idrodinamici e, pertanto, non sono soggetti alle limitazioni del calcolo dell'onda statica appena descritto. Le regole dell’ABS definiscono un momento flettente dell'onda estrema che, insieme con il momento flettente in acqua tranquilla e le tensioni ammissibili regolamentari, si intende che debba essere usato nella determinazione del modulo di resistenza richiesto:

 

(3)

 

dove:

C2 e Kb sono coefficienti tabulati dipendenti dal coefficiente di blocco

L e  B sono, rispettivamente, lunghezza e larghezza della nave

H è un’altezza d’onda o un coefficiente di momento flettente dipendente da L

 

I valori dati nei regolamenti per H mostrano una tendenza ascendente graduale con la lunghezza della nave, stabilizzandosi su un valore costante di 305 m.

Tutte le costanti dell'equazione (3) sono basate su una notevole messe di dati ottenuti da numerose navi tramite una combinazione di calcoli, di prove su modello e di misure in grande scala. L'uso di un'altezza d'onda nominale prende in considerazione la risposta della nave, dipendente dal formato della nave, congiuntamente alla severità delle onde previste durante la vita della nave. È stato rilevato che i valori previsti da tale formula sono perfettamente d'accordo con le previsioni analitiche usando le onde dell'Atlantico del Nord ed in accordo con altre valutazioni a lungo termine del momento flettente massimo dell'onda, per navi di proporzioni medie che formano uno “standard”, non avendo caratteristiche insolite nella geometria o nella distribuzione longitudinale dei pesi. Poiché tale momento flettente può essere valutato senza la conoscenza dettagliata della distribuzione del peso o della geometria dello scafo, risulta utile per le valutazioni preliminari di progetto. Una volta usato con le tensioni ammissibili adatte fornisce un calcolo tipico soddisfacente per la robustezza longitudinale anche se basato su dati empirici per navi convenzionali.

I dettagli dei calcoli tipici per la robustezza longitudinale per la marina sono classificati, ma è fornita questa dichiarazione generica, "le travi primarie dello scafo per scafi in acciaio comune sono progettate per un livello tensionale di 130 MPa sulla singola ampiezza disponendo la nave su un'onda trocoidale di altezza 1.1*√LBP e lunghezza = LBP" ed effettuando di seguito un calcolo quasi-statico convenzionale.

 

Misure di deformazione e o di pressione sulle navi esistenti

Le misure al vero non possono ovviamente essere usate per ottenere dati specifici per il progetto di una nuova nave. Anche se i risultati di tali misure si applicano soltanto alle specifiche navi studiate, sono di grande utilità per verificare i metodi di previsione basati sulle leggi della probabilità che saranno descritti più avanti. Le misure al vero soffrono di un grosso svantaggio, oltre a quello della spesa, che è la difficoltà nel misurare con accuratezza l'ambiente marino per la correlazione con i carichi misurati. Mentre tentativi numerosi sono stati fatti per sviluppare boe economiche o strumenti navali per misurare le onde, uno strumento completamente soddisfacente ancora non è stato realizzato. Il valore principale delle misure di risposta al vero ai carichi (sollecitazione o deformazione), si trova quindi nello sviluppo delle previsioni statistiche a lungo termine dei carichi sullo scafo indotti dalla navigazione e nelle misure effettuate durante un periodo pluriannuale. Poiché queste previsioni possono essere collegate con più dati climatologici di lunga durata dell'onda, il problema della misura dell'onda nelle vicinanze immediate della nave è di minore importanza.

Continue sono le misure al vero ed a lungo termine su navi di vari tipi e formati effettuate da parecchi enti di classificazione marittima ed organismi di ricerca intorno al mondo e le descrizioni di tali lavori possono essere trovate agevolmente in letteratura. Queste misure a lungo termine ed al vero sono utilizzate quindi per verificare le previsioni teoriche.

 

Misure in laboratorio dei carichi sui modelli

In questa procedura, un modello geometricamente e dinamicamente simile alla nave è equipaggiato con strumenti che misurano il taglio verticale e orizzontale oltre al momento flettente, o al momento di torsione, al centro nave ed in altre sezioni. Ciò può essere compiuto registrando le forze o le deformazioni fra parecchi segmenti prodotti da tagli trasversali nel modello. Anche i carichi impulsivi possono essere determinati registrando le pressioni in parecchi punti distribuiti sopra la superficie del modello. Gli esperimenti sono eseguiti in vasche di rimorchio equipaggiate per produrre sia onde normali che casuali. La vasche più versatili sono larghe rispetto alla loro lunghezza ed il modello può, quindi, essere esaminato in obliquo così come di prua e di poppa.

I risultati delle prove su un modello di una cisterna indicano che il momento flettente longitudinale laterale in mezzeria può avvicinarsi od eccedere il valore del momento flettente longitudinale verticale quando la nave ha angoli d’incontro obliqui in onde regolari.

Le prove su modello sono state fatte a 10 nodi di velocità con angoli d’incontro obliqui rispetto alle onde che hanno una lunghezza effettiva uguale alla lunghezza del modello. La lunghezza dell'onda era quindi uguale alla lunghezza del modello per il coseno dell'angolo d’incontro. Un'altezza d'onda di 1/48 della lunghezza del modello è stata usata per tutte le lunghezze d’onda per evitare un’eccessiva immersione del modello.

È stato trovato che il momento flettente laterale era abbastanza sensibile al cambiamento della direzione dell’onda ed all’effettiva lunghezza d’onda. Il momento flettente aumentava quasi linearmente quando l'angolo d’incontro variava da 180° a 120°. I momenti massimi alle velocità nulle d’avanzamento accadono ad un angolo d’incontro di circa 135°. Il ritardo di fase fra il momento flettente laterale e verticale e dell’ordine del quarto di giro.

 

Dovrebbe essere considerato ancora che la ripidità effettiva dell'onda aumenta spostando l’angolo d’incontro dal mare di prua al mare al mascone. Con mare di prua e lunghezza delle onde di modello si ha un rapporto di 1/48; la ripidità cambia a 1/24 per lunghezza d’onda efficace ed angolo d’incontro di 120°.

La Figura 5 da Numata mostra il rapporto fra i momenti flettenti longitudinali verticali e laterali per un angolo d’incontro di 120°, velocità di 10 nodi ed un rapporto altezza dell'onda lunghezza modello di 1/48, corrispondente ad un'altezza d'onda al vero di 3.12m.

 

Figura 5

                                              Figura 5

 

Le prove su modello sono state eseguite inoltre in onde irregolari con l'altezza media delle onde più alte del 10% rispetto ai 7.01m al vero. Per il confronto con i momenti flettenti verticali in onde normali, i valori nella fig. 5 sono stati aumentati del rapporto delle altezze d'onda, vale a dire 23/10.5.

Il momento flettente longitudinale laterale e verticale di queste prove su modello sono approssimativamente della stessa grandezza e non rappresentano le circostanze peggiori che potrebbero essere incontrate in mare. La nave Ocean Vulkan, per esempio, ha osservato il momento flettente longitudinale laterale di grandezza paragonabile al momento verticale in quasi tutti gli stati di mare. I momenti massimi si sono presentati per angoli d’incontro da 110° a 140°. Il massimo momento è stato di 24.800 t*m, corrispondente ad uno stato tensionale di 39 MPa e questi momenti erano frequentemente in fase con i momenti flettenti verticali.

Gli esperimenti iniziali di questo tipo sono stati concepiti per fare luce sulla natura fondamentale dei carichi d’onda dinamici. Gli esperimenti più recenti hanno avuto l'obiettivo principale di fornire i dati con i quali calibrare le procedure teoriche di calcolo citate nella procedura successiva. Alcuni confronti tra risultati sperimentali e teorici sono stati rappresentati nella Figura 6.

 

Figura 6

                                              Figura 6

 

Mentre, in linea di principio, esperimenti di questo tipo potrebbero essere effettuati per valutare i carichi strutturali nel progetto di una nuova nave, questo è eseguito raramente a causa del tempo necessario e della relativa spesa. Inoltre ora sono disponibili un certo numero di codici di calcolo per elaboratore che offrono la possibilità di studiare una gamma molto più vasta di stati di carico e di stati di mare di quanti sia possibile verificarne in un programma di prove su modello e a costi considerevolmente inferiori. Quindi, l'impiego principale per le prove su modello è quello di fornire i dati iniziali o verificare le tecniche utilizzate con l’elaboratore.

 

Calcolo diretto dei carichi idrodinamici indotti dalle onde

In questo paragrafo, sono state analizzate delle appropriate teorie idrodinamiche adatte per il calcolo dei moti della nave in moto ondoso oltre che per il calcolo delle forze di pressione causate dalle onde e dal movimento della nave indotto da quello delle onde. Nella determinazione dei carichi strutturali le forze che derivano dalla viscosità del fluido solitamente possono essere trascurate se paragonate alle forze di pressione, tranne nel caso del rollio. Il carico strutturale totale in ogni istante è quindi la somma delle forze di pressione dell'onda, delle pressioni indotte dal movimento della nave e dei carichi di reazione dovuti all'accelerazione delle masse della nave. Si noti che un passo preliminare nel calcolo della quota parte dei carichi dipendenti dal movimento è il calcolo della risposta dei movimenti di corpo rigido della nave causati dalle forze eccitanti del moto ondoso. Sia l'analisi delle forze idrodinamiche che il calcolo della risposta dei movimenti saranno discusse in un successivi paragrafo. L'applicazione di queste tecniche al calcolo delle forze di taglio e del momento flettente indotti dalle onde regolari è stata descritta nel paragrafo seguente. E’ stato inoltre mostrato che i risultati in onde regolari possono essere applicati alla previsione delle forze e dei momenti in mari irregolari. Per ottenere una previsione esatta e puramente analitica del comportamento strutturale a lungo termine di una nave, la ricerca sta continuando nelle discipline della idrodinamica pura, dell'analisi delle tensioni, della fatica dei materiali e nella raccolta delle statistiche di lunga durata delle onde negli oceani del mondo.

 

 

Valutazione deterministica dei carichi indotti dalle onde

 

Il calcolo del momento flettente, della forza di taglio e della torsione di uno scafo in moto ondoso richiede la conoscenza della distribuzione nel tempo delle forze del fluido sulla superficie bagnata dello scafo (opera viva) insieme alla distribuzione della distribuzione dei carichi di reazione inerziali. I carichi fluidi dipendono dal moto dell’acqua indotto dal moto ondoso e dai corrispondenti movimenti della nave. I carichi inerziali sono uguali al prodotto delle masse locali della nave e dell’accelerazione assoluta locale. La forza di taglio ed il momento flettente sono allora ottenuti in ogni istante valutando il primo ed il secondo integrale della distribuzione longitudinale delle forze verticali od orizzontali nette per unità di lunghezza. Le espressioni per questi integrali sono simili a quelle usate nei casi di acqua tranquilla, equazioni (1) e (2), con il termine di spinta sostituito dalla forza fluida variabile nel tempo e per unità di lunghezza ed il termine del peso sostituito dai carichi di reazione inerziali per unità di lunghezza. I risultati sono da aggiungere a quelli in acqua tranquilla. Come notato precedentemente, il calcolo dei carichi inerziali ed una parte dei carichi fluidi richiede che in primo luogo si determinino i movimenti della nave indotti dalle onde.

La soluzione per il calcolo di questi movimenti ed il sistema dei carichi fluidi è oggi frequentemente svolta con l'uso di una procedura basata sulla cosiddetta “strip theory” (teoria della striscia). I particolari della “strip theory”, compresi i presupposti fondamentali e le limitazioni dei risultati, sono stati sviluppati dettagliatamente in un paragrafo successivo. Questa procedura è stata sviluppata in parecchi codici di calcolo per elaboratori elettronici. I codici di calcolo della “strip theory” sono ora d'uso comune tra professionisti, le società di classificazione e gli enti governativi quando le indagini sistematiche di progetto della nave riguardo ai carichi d’onda oltre all'analisi di situazioni di carichi inusuali cadono fuori della gamma delle formule e delle procedure semplificate. I risultati predetti dalla “strip theory” sembrano essere in buon accordo con i risultati sperimentali dei movimenti verticali di beccheggio e sussulto; ma è osservato solitamente un grado di correlazione piuttosto basso per i movimenti laterali di scarroccio, rollio ed imbardata. A queste previsioni di movimento corrispondono i carichi verticali, i tagli, i momenti flettenti e di torsione in maniera piuttosto più precisa. Può essere plausibile che la ricerca continua sulla idrodinamica della nave induca miglioramenti continui nelle possibilità applicative di tali codici di calcolo. Di seguito sono state riepilogate le caratteristiche principali della “strip theory” così come è applicata nella previsione dei carichi strutturali di una nave e si potrà fare riferimento all’apposito paragrafo per i particolari della teoria nelle sua applicazioni per gli aspetti più generali nel calcolo del movimento della nave.

Per semplicità, possono essere considerate soltanto le componenti verticali dei carichi che agiscono su una nave che procede con onde regolari di prua, come illustrato nella Figura 7.

 

Figura 7

                                                                          Figura 7

 

Come conseguenza della simmetria sul piano verticale longitudinale della nave e delle onde, i movimenti ed i carichi avranno componenti soltanto in questo piano. In qualsiasi istante, il movimento della nave consisterà di movimenti, funzioni del tempo, di beccheggio, sussulto ed avanzamento sovrapposti ad una velocità media di avanzamento, Uo.

Uno dei presupposti fondamentali della “strip theory” lineare è che sia le ampiezze dei movimenti della nave che delle onde sono, in un certo senso, piccole. Di conseguenza, è possibile considerare la forza verticale istantanea totale su una striscia o su un elemento trasversale sottile di lunghezza, dx, come composta dalla somma di parecchi termini che sono calcolati indipendentemente l’uno dall’altro. Due di queste forze elementari sono la spinta dell'acqua ed il peso dell'elemento sui tratti che costituiscono la lunghezza della nave. Queste sono le stesse forze che compaiono nelle equazioni (1) e (2) per i carichi in acqua tranquilla cioè il taglio ed il momento flettente e non occorre considerarli ora. Le forze restanti, funzioni del tempo, risultano dalle reazioni inerziali e dalle pressioni dell'acqua che sono associate alle onde ed ai movimenti della nave indotti dalle onde stesse. Le forze viscose, che sono considerate relativamente importanti (eccetto per lo smorzamento del rollio), sono ignorate nel calcolo dei carichi verticali. In questo quadro le forze verticali dei fluidi sui vari elementi possono essere suddivise, come segue, in cinque categorie, tutte espresse in unità di forza:

 

a) la componente della forza di pressione dell’onda calcolata come se la presenza della nave non disturbasse né le onde incidenti né la distribuzione delle forze dinamiche di quelle onde. Questa è denominata la forza di Froude-Krylov,

b) la componente della forza di pressione dell’onda calcolata con il sistema delle onde diffratte. Queste onde risultano dalla riflessione e distorsione delle onde incidenti quando interferiscono con la nave. Questa forza rappresenta una correzione delle forze di Froude-Krylov per il disturbo introdotto nel sistema delle onde per la presenza della nave.

c) un termine proporzionale allo spostamento verticale istantaneo del tratto di scafo dalla relativa posizione media, come se fosse in acqua tranquilla. Questa è denominata la forza di richiamo idrostatico ed è uguale al cambiamento nella spinta statica media dell'elemento.

d) un termine proporzionale alla velocità verticale istantanea del tratto di scafo e denominata forza di smorzamento.

e) un termine proporzionale all'accelerazione verticale istantanea del tratto di scafo e denominata forza di massa aggiunta.

 

Le prime due di queste forze, una volta sommate, contengono la forza totale eccitante indotta dalle onde e calcolata come se la nave si muovesse costantemente in avanti attraverso le onde ma non avvertisse alcuna risposta di movimento oscillatorio in risposta alle forze d'onda. Le ultime tre forze sono calcolate come se la nave stesse subendo il movimento oscillatorio indotto dalle onde mentre si muove alla velocità d’avanzamento costante attraverso l'acqua tranquilla. In aggiunta alle forze da (a) ad (e) qui sopra descritte, deve essere aggiunta la forza inerziale di reazione di quella parte della massa (peso / g) della nave che è contenuta nel tratto dx. Se la massa della nave per unità di lunghezza è denotata m(x), questa forza di reazione è data, secondo il principio di d'Alembert, da -m(x)*ay*dx, dove ay è la componente dell'accelerazione assoluta della sezione x nel senso parallelo all’asse y della nave. Se ora denotiamo la somma delle cinque componenti fluide delle forze che agiscono sulla striscia, dx, con f(x)dx, allora la forza totale in qualsiasi istante è la somma delle forze fluide e della reazione inerziale, q(x)dx, data da

 

(4)

 

In qualsiasi istante, la forza di taglio, V(x1), in una sezione ove la coordinata x è x1 è ottenuto integrando il q(x) dall'estremità addietro della nave, x = 0, fino alla stazione x = x1. Il momento flettente alla sezione x1 è ottenuto, a sua volta, integrando la forza di taglio, V(x), da x = 0 ad x = x1:

 

(5)

 

(6)

 

La Figura 8 illustra i differenti componenti della distribuzione di carico in un certo istante per una nave che ad esempio si muove in un'onda sinusoidale semplice di ampiezza unitaria.

 

Figura 8

                                                                           Figura 8

 

In questa figura si nota che il carico totale consiste di un certo numero di componenti di grandezza in qualche modo simile che possono differire sia nel segno che nella fase. Ci può essere annullamento o rinforzo fra i differenti componenti, con il risultato che il carico totale può essere più grande o più piccolo di ogni componente isolato. Questo annullamento o rinforzo varia sulla lunghezza della nave ed inoltre varia con la frequenza d'incontro dell'onda.

Nella discussione precedente sulla forza su una sezione della nave, è stata descritta una procedura in cui la forza totale si suddivide in parecchi componenti, ciascuno dei quali può essere calcolato indipendentemente dagli altri. Su questa assunzione di linearità è basata la “strip theory”, ed è possibile quindi calcolare il taglio ed il momento flettente in onde regolari di qualsiasi ampiezza e frequenza desiderata. La maggior parte dei codici di calcolo dei movimenti della nave contengono un modulo per effettuare questo calcolo a differenti angoli di incontro delle onde come per il caso del mare di prua appena discusso.

È indicato nel capitolo apposito sulla “strip theory” che la componente della forza d'onda regolare dipende dalla frequenza dell'onda, dalla forma dello scafo, dalla velocità della nave e dall’angolo d’incontro. I coefficienti idrodinamici di smorzamento e di massa aggiunta dipendono dalla forma dello scafo, dalla velocità della nave e dalle frequenze d’incontro delle onde. Le forze d'onda agiscono sulla nave ad una frequenza uguale alla frequenza d’incontro e, come conseguenza della rappresentazione lineare dei movimenti di risposta della nave, i movimenti ed i carichi correlati ai movimenti si presenteranno a questa stessa frequenza. In generale, ogni movimento o risposta variabile dei carichi può essere divisa in una componente in fase con le onde incontrate ed in una componente in contrapposizione di fase (quadratura) con le onde. Si vede, quindi, che i componenti dei carichi strutturali q(x), V(x) ed M(x) in una posizione specifica, x, lungo la nave, sono quantità variabili sinusoidalmente la cui frequenza è uguale alla frequenza d'incontro dell'onda e, l'ampiezza e la fase variano con la frequenza.

Quando consideriamo una nave che naviga attraverso un realistico mare irregolare è una fortuna che la linearità si applichi anche se approssimativamente nella descrizione dello stato di mare. Lo stato di mare può essere suddiviso in un numero teoricamente infinito di componenti d'onda di varie ampiezze, frequenze (lunghezze) e direzioni. Data l’assunzione di linearità della risposta del carico della nave dove qualsiasi componente d'onda regolare può essere assunto come direttamente proporzionale all'ampiezza di quell'onda, allora la risposta della nave in mare confuso può essere calcolata come la sovrapposizione lineare delle risposte ai vari componenti presenti nel moto ondoso. Di conseguenza, i calcoli dei componenti della forza, del movimento e del carico sono inizialmente effettuati per una serie di componenti elementari di onde regolari ciascuno di ampiezza unitaria e frequenza uguale ad uno dei componenti dello stato di mare confuso. Le risposte unitarie risultanti sono successivamente moltiplicate per le ampiezze reali delle onde componenti lo stato di mare e sono sommate insieme per ottenere lo spettro di risposta corrispondente allo stato di mare reale. Questo processo di sovrapposizione lineare costituisce virtualmente la base per tutti i calcoli delle risposte della nave a tutti gli stati di mare casuali e realistici ed i particolari possono essere trovati nel capitolo dedicato a questo argomento, compreso un esempio di calcolo del momento flettente dell'onda. I risultati sono sotto forma di valori rms del taglio e del momento flettente, dai quali possono essere derivate le proprietà statistiche a breve termine della risposta e l'estensione al calcolo dei carichi estremi da prevedere durante la vita della nave è discussa nei paragrafi successivi.

Se, durante la propria vita, la nave opera in varie condizioni di distribuzione di carico ed immersione, ci saranno diversi gruppi di funzioni q(x), V(x) ed M(x) associati ad ogni caricazione. Affinché l'architetto navale possa progettare il caricamento strutturale più severo che la nave possa avvertire durante il corso della vita della nave, i calcoli di “strip theory” devono essere effettuati per la gamma completa di frequenze, di altezze d'onda e di angoli d’incontro attesi. Questi calcoli devono essere ripetuti per tutte le combinazioni di velocità e condizioni di carico alle quali la nave opererà. Molti dei codici di calcolo disponibili e destinati agli elaboratori contengono i mezzi per l’effettuazione dei calcoli multipli in modo facile ed efficiente. I più specializzati di questi contengono inoltre le disposizioni per l'effettuazione della sovrapposizione che conduce alla risposta in mare confuso, insieme all'analisi probabilistica che conduce alle valutazioni dei movimenti e dei carichi estremi.

 

 

Distribuzione trasversale dei carichi d’onda

 

Per potere calcolare la risposta secondaria o terziaria dei componenti strutturali quali i pannelli di fasciame irrigiditi o meno è necessario conoscere la distribuzione dei carichi di pressione del fluido e d’accelerazione sulla superficie del pannello. Allo scopo di analizzare la robustezza trasversale, è quindi richiesta la distribuzione dei carichi trasversali intorno alla sezione della nave. Si noti che la forza sezionale per unità di lunghezza usata nel calcolo del taglio longitudinale e del momento flettente nel paragrafo precedente è la risultante o l'integrale di questo carico distribuito intorno alla sezione. Un calcolo dell'onda e della distribuzione di pressione indotta dai movimenti della nave è dato da Kim ed alcuni dei suoi risultati sono indicati in Figura 9.

 

Figura 9

                                                                          Figura 9

 

I due diagrammi mostrati in questa figura danno l'ampiezza (ma non la fase) della variazione di pressione dinamica intorno alla sezione di mezzeria e questo include gli effetti sia dei movimenti dell'onda che della nave. Può essere notato che le pressioni nell'onda sopra la linea di galleggiamento in acqua tranquilla non sono state ottenute, poiché la teoria idrodinamica lineare calcola la forza dei fluidi soltanto sulla parte immersa media della nave. La pressione su questa zona deve quindi essere valutata separatamente.

La variazione di pressione dinamica più grande è stata trovata in tutti i casi vicino al galleggiamento e nei mari di prua o al traverso; l'ampiezza è più grande sul fianco che si affaccia verso le onde in arrivo. L'ampiezza più bassa di tale variazione di pressione si trova nelle vicinanze della chiglia, che, tuttavia, deve sopportare la più alta pressione statica. I codici di calcolo più completi per i movimenti della nave usati per il calcolo del taglio e del momento flettente indotti dal moto ondoso forniscono inoltre la distribuzione di pressione sopra la superficie dello scafo.

 

 

Carichi dell'onda sulle piattaforme “off-shore”

 

Molte piattaforme “off-shore” di perforarazione o per la produzione di idrocarburi sono decisamente diverse nella forma geometrica dalle usuali forme di scafo navali, ma si approssimano molto bene come telai strutturali di elementi tubolari snelli. L'analisi strutturale di tali piattaforme è effettuata approssimativamente con i metodi d’analisi strutturale tridimensionale ed i carichi applicabili richiedono metodi di calcolo adatti alla geometria della struttura. Una tipica piattaforma è illustrata nella Figura 10.

 

Figura 10

                                                                          Figura 10

 

Una valutazione ragionevolmente buona delle forze d'onda può essere ottenuta calcolando la forza su ogni membro come se non ci fosse interferenza idrodinamica fra i membri adiacenti ed il membro in questione quando siano stati esposti al campo di flusso dovuto alla combinazione delle onde e del movimento della piattaforma. Usando una formula proposta per primo da Morison la forza su un membro, è illustrata nella Figura 11

 

Figura 11

                                             Figura 11

 

mentre la forza per unità di lunghezza, l, può essere approssimata a:

 

(7)

 

dove:

p =pressione del fluido calcolata sulla superficie dell’elemento come se questo non disturbasse il flusso

n = vettore normale esterno all’elemento

D = diametro dell’elemento

CD = coefficiente di resistenza

CM = coefficiente di massa aggiunta

Un = risultante normale della velocità in mezzeria

an = risultante normale della accelerazione in mezzeria

ds = porzione di lunghezza dell'arco di circonferenza  dell’elemento

 

Con l'applicazione del metodo di linearizzazione equivalente, il termine quadratico della forza di resistenza può essere sostituito da una forza di resistenza lineare. L'analisi risultante per i movimenti ed il carico strutturale di una piattaforma ora diventa lineare ed i principii della decomposizione e della combinazione del carico che precedentemente sono stati applicati nel caso della nave possono essere applicati anche in questo. E’ stato trovato che il coefficiente di resistenza lineare equivalente dipende dall'ampiezza del movimento relativo fra l’elemento considerato ed il liquido e, poiché il movimento dell’elemento dipende dal movimento risultante della piattaforma, devono essere impiegati procedure iterative per il calcolo della soluzione.

La forza fluida per unità di lunghezza data dalla equazione (7) può essere integrata sulla lunghezza di ogni elemento ed essere sostituita dalle forze e dai momenti staticamente equivalenti alle estremità di ogni elemento in dimensioni consistenti con il metodo d’analisi delle strutture spaziali. La risposta strutturale è quindi ottenuta con l'uso di un codice di calcolo destinato ad un usuale calcolo ad elementi finiti oppure ad un calcolo strutturale spaziale. I regolamenti per il disegno strutturale delle piattaforme in mare aperto sono redatti dalle Società di classificazione nazionale.

 

 

Valutazione probabilistica dei carichi indotti dalle onde in stati di mare confuso

 

L'analisi statistica, suffragata dagli esperimenti su modello, da misure al vero e da strumenti di calcolo idonei, è ora riconosciuta come facente parte del processo, accettato ed importante, di valutazione del momenti flettente e degli altri carichi che agiscono su una nave in moto ondoso.

Roop ha tentato per primo un metodo statistico limitato al problema dei carichi e degli sforzi di flessione longitudinale su una cisterna navale. Le analisi statistiche da allora sono state applicate ai dati in grande scala degli sforzi della nave, Bimingham. L’ultimo è stato uno studio probabilistico in cui sono state calcolate le ampiezze del momento flettente in onde regolari differenti per sette navi dalle cui prove erano state registrate le onde. Sono stati calcolati i momenti flettenti a breve termine per gli spettri dell'onda che rappresentavano differenti stati di mare e successivamente sono stati previsti i carichi operativi per un funzionamento di 14 anni nell'Atlantico del Nord in base ad un certo numero di ipotesi per quanto riguarda gli effetti degli angoli d’incontro della nave, della velocità, degli spettri dell'onda, ecc.

Nel frattempo, in molti paesi è stato orientato uno sforzo continuo verso i metodi probabilistici di valutazione dei carichi d'onda sulle navi mercantili, patrocinato ed effettuato principalmente dalle società di classificazione e dal S.S.C.. Questo lavoro è ricapitolato regolarmente negli atti del Congresso Internazionale delle Strutture Navali (ISSC). Come spiegato nel paragrafo 4, le risposte strutturali a stati di mare confuso – così come i movimenti - sono previste solitamente dalla combinazione lineare delle risposte ad una serie di onde regolari elementari. Nell'applicazione del combinazione, è necessario ipotizzare che i carichi siano correlati linearmente con le ampiezze delle onde anche quando estrapolati ai valori degli stati di mare più severi. Ci sono state parecchie indagini sperimentali finalizzate alla verifica di questo presupposto esaminando i momenti flettenti in mezzeria rilevati sperimentalmente in onde con altezza progressivamente crescente. Il presupposto delle linearità è stato trovato solitamente cautelativo, cioè, la percentuale di aumento misurato del momento flettente in mezzeria è minore dell’aumento dell'ampiezza delle onde nella gamma delle onde più ripide. Tuttavia, è importante ricordare i presupposti e le limitazioni dell’analisi lineare quando si utilizzano i carichi che sono calcolati per mezzo di codici di calcolo lineare dei movimenti della nave. Si guardi a tale proposito la discussione sulla validità della teoria lineare.

Nel quadro della teoria lineare del movimento della nave, tutti i componenti di carico sullo scafo indotti dai movimenti dovuti al moto ondoso, compresa la pressione in un punto della superficie dello scafo, il carico idrodinamico per unità di lunghezza, il carico inerziale per unità di lunghezza, la forza di taglio ed il momento flettente, sono collegati linearmente con l'ampiezza dell'onda. Quando il principio della combinazione lineare è usato nella predizione della risposta in un mare confuso, i metodi discussi nell’apposito paragrafo possono essere applicati nella valutazione delle probabilità di risposta a breve termine. Se questa valutazione si riferisce ad un componente del carico - per esempio il momento flettente in mezzeria – c’è solitamente un valore medio diverso da zero di momento in acqua tranquilla al quale il momento indotto dalle onde deve essere sovrapposto. Le probabilità del carico possono allora essere calcolate prendendo in considerazione la combinazione del momento indotto dalle onde e di quello in acqua tranquilla. Le quantità statistiche che sono solitamente degne di nota nelle indagini di resistenza delle piattaforma o delle navi sono divise in tre categorie:

 

- valori medi ed estremi a breve termine

- valori medi ed estremi a lungo termine

- valori ciclici cumulativi

 

Valori medi ed estremi a breve termine

Nella prima categoria “breve termine” si riferisce ad un periodo approssimato da una a quattro ore durante il quale è stato trovato che lo stato di mare rimane pressoché uniforme (cioè, statisticamente stazionario) in circostanze climatiche normali. Una discussione sui principi generali delle probabilità a breve termine e sulla loro applicazione al problema dei carichi sullo scafo è stata trattata nel successivo paragrafo.

 

Valori medi ed estremi a lungo termine

La seconda categoria si riferisce ad un periodo di tempo più lungo, che può essere misurato in giorni o anni, durante il quale gli stati di mare possono variare ampiamente da uno stato di calma ad uno di tempesta severa, ma la velocità alla quale tali stati si modificano è sufficientemente bassa che il presupposto di uniformità è di buona approssimazione durante il periodo di poche ore. Quindi, la risposta a lungo termine può essere pensata come una somma delle risposte a breve termine di differenti stati di mare, avente ciascuno caratteristiche uniforme o statisticamente stazionarie. Questa accumulazione di esperienze a breve termine si estenderebbe, nel caso di navi e di strutture oceaniche, per un periodo di tempo uguale alla durata di funzionamento utile da venti a trenta anni. Questo metodo è discusso nel paragrafo Valori estremi a lungo termine.

 

Valori ciclici cumulativi

La terza categoria nella suddetta lista si riferisce al fenomeno di carico ciclico di lungo termine che può causare un danno cumulativo a fatica per la struttura. Qui i numerosi cicli da livello basso a moderato del momento flettente e delle tensioni possono contribuire ad un danno paragonabile a quello causato da pochi cicli di sforzo estremo. Per questo deve essere considerata la gamma completa dei carichi indotti dalle onde, compresi i valori moderati più numerosi ed i termini elevati meno frequenti. Sarà mostrato nel seguito che le informazioni più importanti sul carico ciclico possono essere ricavate dalla seconda categoria di dati a lungo termine, una volta espresse come probabilità di superamento. Un’ulteriore discussione sulla fatica è contenuta nel paragrafo CARICHI DINAMICI.

 

 

Valutazioni dei carichi a breve termine in stati di mare confuso

 

Per gli scopi del progetto strutturale è necessario avere informazioni riguardo ai valori dei carichi molto elevati o estremi piuttosto che una massa di valori medi. In generale ci sono due approcci al problema:

Probabilità di supero e

teoria del valore estremo.

La valutazione della probabilità di supero è più semplice, dato che se conosciamo la funzione di densità dei carichi, questa curva può essere integrata per dare la probabilità di supero ai differenti livelli di carico, quindi del valore che penseremmo sia oltrepassato una volta in un certo numero di cicli. Ma se noi conosciamo la funzione di densità, possiamo anche applicare i principi del calcolo convenzionale del valore estremo per ottenere il più alto valore previsto in un certo numero di cicli. Di solito il valore da oltrepassare una volta ed il valore più alto sono quasi uguali ed il primo è adatto agli scopi progettuali.

La statistica a breve termine dei massimi o dei picchi di qualsiasi risposta, compreso il momento flettente o gli sforzi, possono essere determinati a partire dai momenti dello spettro di risposta. Per scopi pratici è solitamente possibile ipotizzare un processo a banda stretta, nel qual caso le statistiche sono definite da una funzione di densità di Rayleigh (cioè, ε=0). La corrispondente funzione di distribuzione (cumulativa) di Rayleigh definisce la probabilità di non supero dei differenti livelli di carico o di sforzo. Ma qui Q è considerata come la probabilità di supero dei vari livelli. Quindi, la funzione di distribuzione è (1 - Q). Poiché la funzione di densità di Rayleigh è:

 

(8)

 

la probabilità di supero è:

 

(9)

 

Quindi, la probabilità di supero può essere calcolata facilmente come funzione del parametro, mo. Il numero di cicli, n, al quale un valore si pensa sia uguale o ecceda x1 (il periodo di ritorno) è, n = 1/Q = exp [ x12 / 2*mo ]. La quantità mo è la varianza statistica del processo stocastico, uguale al momento zero o area dello spettro del processo ed il valore √mo è il valore di rms.

A volte i progettisti preferiscono lavorare con il più alto valore previsto del carico, che è calcolato sulla base della teoria degli estremi. Oltre al breve termine i valori estremi per il massimo di un processo stocastico a banda stretta sono forniti da un'espressione della forma:

 

(10)

 

Il valore estremo in questione, Yn, è definito come il valore previsto della più alta singola escursione o massimo in un campione di n escursioni. Cn è una costante dipendente da n, approssimativamente 2√ln(n), per grandi valori di n.

Come conseguenza della casualità del mare e delle risposte della nave, sia il valore previsto di supero che il valore massimo previsto sono soggetti a variazioni. Così se molte registrazioni fossero prese su molte navi nello stesso stato di mare, il valore più alto di alcune delle registrazioni sarebbe più grande del valore previsto calcolato dall’equazione (10) e di altre sarebbe più basso. I valori di picco per determinati n saranno quindi caratterizzati da una loro propria distribuzione di probabilità che avranno una dispersione rispetto ad un valore medio. Riguardo all’esperienza di una singola nave che subisce un totale di n oscillazioni di momento flettente, il valore dato dalla (10) deve essere interpretato come la valutazione del valore medio o del valore previsto del più alto picco. In alcune analisi è usato il valore modale o più probabile anziché la media e questo è dato da un'espressione simile alla (10) ma con i valori modificati del coefficiente, Cn. Per n superiore a 1000, che è tipico di tre o quattro ore di moto ondoso, i valori modali e medi risultano quasi identici.

Per ottenere una stima più utile del valore estremo che rifletta la casualità dei picchi, Ochi ha applicato alla probabilità di supero il parametro di rischio α. La stima del valore del picco estremo in una sequenza di n escursioni è ancora dato da un'espressione della forma di (10), ma la costante Cn è ora una funzione della α così come di n. La Figura 12 presenta valori di Cn modificato per il processo stocastico a banda stretta come funzione del parametro di rischio α.

 

Figura 12

                                                                          Figura 12

 

Così il valore stimato del più alto momento flettente per un parametro di rischio di 0.01, è dato dall’equazione (10) con Cn preso dalla Figura 12 e questo valore si applicherà a tutte le navi in una flotta ipotetica di tante navi simili. Se noi ora esaminassimo le registrazioni del momento flettente per tutte le navi nello stesso stato di mare ed estraessimo da ogni registrazione il singolo picco più alto, troveremmo che con α=0.01 il valore stimato dalla presente procedura è oltrepassato dai valori misurati al vero approssimativamente dall’un per cento delle navi. Si noti che se avessimo stimato il valore più probabile per il picco del momento flettente, avremmo potuto trovare il valore stimato superato dal valore reale approssimativamente nel 63 % delle navi.

Abbiamo visto nella Figura 12 che Cn aumenta pochissimo quando α assume valori minori di 0.01. Per questo motivo, un valore di α=0.01 è a volte considerato adatto agli scopi progettuali, a condizione che si stia considerando una singola situazione a breve termine ove siano note la condizione del mare (spettro) e la relativa durata.

La suddetta teoria, applicabile alle situazioni a beve termine, è d’utilità diretta limitata per il progetto della nave, poiché per gli scopi principali del progetto dobbiamo tenere conto delle varie e differenti condizioni del mare che devono essere incontrate dalla nave durante il corso della vita operativa. Tuttavia, se fossimo capaci di definire lo spettro dello stato di mare più severo, che una struttura quale una piattaforma fissa potrebbe essere in grado di sopportare, oltre alla relativa durata (persistenza), noi potremmo predire il più alto carico previsto mediante le tecniche del breve termine.

L'idea di progettare con carichi che corrispondono ad un'estrapolazione delle onde estreme alle più alte previste in un periodo di 50 o 100 anni è stata usata molto nell'ingegneria civile e recentemente in alcuni rami dell’ingegneria navale. La pratica in vigore nel progetto delle piattaforme “off-shore” per il Mare del Nord è di progettare per "la tempesta dei 100 anni". Le altezze d'onda ed i periodi corrispondenti sono stati derivati dalle analisi dei dati delle onde utilizzando la teoria del valore estremo. Dovrebbe essere notato in questo contesto che il valore dell'onda estrema è l’"estremo più probabile" ed ancora che c’è una probabilità significativa di superare questo livello nel primo, o successivo, dei campioni di lunghezza uguale al periodo di ritorno. Di conseguenza, un certo margine di progetto deve essere definito, nei fattori di sicurezza usati successivamente, o nella definizione di un adeguato periodo di ritorno di progetto. Per esempio, se è gradito fissare un valore estremo per il progetto in modo che vi sia un 80 per cento di probabilità che il valore non sia oltrepassato in un'esposizione di 20 anni, il periodo di ritorno di progetto può essere definito come [ 20/(1-0.8) ] = 100 anni.

Si noti inoltre che il suddetto metodo suppone che il più severo stato di mare produrrà il più alto carico. Questo potrà essere vero per una piattaforma fissa, ma non lo potrà essere necessariamente per navi ed altre strutture galleggianti. Il carico estremo dipende dalle caratteristiche di risposta della nave o di altre strutture, così come dal tempo previsto di esposizione (probabilità e durata degli stati di mare severi).

 

 

Valori estremi a lungo termine

 

Quando dobbiamo occuparci della previsione del carico più severo che può essere affrontato da una nave o da una struttura durante l’intero corso della sua vita utile, non possiamo più ammettere che le condizioni del mare o gli stati di funzionamento della nave possano rimanere costanti. Possono essere incontrati stati di mare di severità variabile dalla calma piatta alla tempesta più violenta e l’accadimento e la durata delle condizioni del mare nei vari gradi di severità dipenderanno dal profilo operativo geografico e stagionale della nave o della piattaforma. Gli stati di carico, di velocità e di rotta varieranno da un periodo di tempo ad un altro e l'influenza di tutte queste variabili deve essere inclusa nel calcolo del carico estremo a lungo termine. Come nel caso del breve termine, non è generalmente possibile ottenere un singolo preciso valore per il carico più alto. Invece, la risposta deve essere espressa sotto forma di probabilità a lungo termine.

Ci sono i due approcci fondamentali - come nel caso del breve termine - di probabilità di supero e teoria del valore estremo. Nonostante l’ultimo approccio non sia adatto a fornire i dati ciclici di carico per i problemi di fatica, questi ha fornito un metodo utile di estrapolazione dei dati estremi osservati del carico agente e dell'onda incontrata in navigazione al caso dell’analisi a lungo termine. Il metodo più comune coinvolge la valutazione delle probabilità di supero, o quella che è stata denominata distribuzione a lungo termine, che sono distribuzioni iniziali sintetizzate dei massimi di risposta, o probabilità di supero per ciclo di carico. Ci sono attualmente una dozzina di metodi in uso per ottenere tali distribuzioni a lungo termine. Oltre che l’ipotesi di linearità della risposta, un presupposto fondamentale fatto in tutti i metodi è che a breve termine i massimi della risposta abbiano una struttura di probabilità definita tramite la distribuzione di Rayleigh (ε=0); cioè che a breve termine la risposta è un processo a banda stretta gaussiano stazionario a media-zero con i massimi definiti dal singolo parametro, mo = σ2. Le probabilità a breve termine sono condizionali, cioè, presuppongono valori differenti per ogni valore di mo. Nello specifico, la densità può essere scritta:

 

(11)

 

dove mo è il momento spettrale zero che rappresenta la risposta media quadratica di ogni esposizione a breve termine. Questo singolo parametro, mo, definente una distribuzione di Rayleigh è considerato come una variabile casuale dipendendo dalla condizione del mare, dalla velocità, dal carico e dall’angolo di incontro della nave durante ogni intervallo a breve termine. A causa dei presupposti dichiarati innanzi il seguente sviluppo della teoria si pensa possa essere cautelativo. Per ottenere una distribuzione a lungo termine è necessario considerare molti intervalli differenti a breve termine, in ciascuno dei quali la risposta è definita da mo. Questa è la ragione per cui la geometria e le caratteristiche della nave sono inserite nell'analisi. I fattori che interessano il valore di mo includono la velocità V, l’angolo di incontro μ, lo stato di caricazione, una misura di altezza d'onda, H, qualche misura del periodo dell'onda, quale Tm, il periodo modale, ed a volte un'altra misura della forma o della figura spettrale dell'onda.

Per sviluppare una distribuzione a lungo termine in pratica, sono necessarie alcune semplificazioni. La velocità, V, può essere eliminata riconoscendo che non è una variabile indipendente e specificando che per ogni intervallo di tempo la velocità è quella che è adatta per la condizione del mare prevalente, per la caricazione e per l’angolo d’incontro nave-onda da cui dipende. (Si noti che il momento flettente in ogni caso non è influenzato notevolmente dalla velocità della nave) La variabile dell'angolo di incontro, μ, non può essere eliminata, ma è consueto supporre che vi è una probabilità uguale per tutti gli angoli di incontro, quindi è statisticamente indipendente dalle altre variabili. Ciò non può essere vero su qualsiasi viaggio, ma tende ad essere tale considerando molti viaggi ripetitivi. Per concludere, il carico può essere trattato supponendo che il numero di condizioni sia limitato (viaggi con  carico alla marca e ritorno in zavorra), ciascuno con un momento flettente medio (in acqua tranquilla) differente e che possono allora essere effettuati per ciascuna di queste condizioni calcoli completamente indipendenti. Supponendo che due parametri, H e T, siano sufficienti per descrivere lo stato di mare, si assumeranno i parametri, μ, H e T.

Se i suddetti fattori saranno assunti per essere variabili casuali, quindi anche il momento spettrale, mo, lo è e la relativa densità di probabilità è condizionale. Riconoscendo i rapporti condizionali fra la risposta, x, ed mo ed il rapporto condizionale fra mo e tutti gli altri fattori enumerati innanzi, una densità di probabilità a lungo termine può essere assunta nella seguente forma:

 

(12)

 

dove il primo fattore è la densità condizionale a breve termine della x, equazione (11) ed il secondo è la densità condizionale di mo, dati i fattori operativi ed ambientali. Per concludere, l'ultimo fattore è la densità congiunta di probabilità dei parametri che influenzano mo.

Per ottenere la densità di probabilità a lungo termine della risposta, x, l'equazione (12) deve essere integrata riguardo ad mo, μ, H e T. Tuttavia, la probabilità a lungo termine di interesse è quella dei picchi di risposta o dei massimi della x che eccedono un certo livello, ad esempio x1. Questa è ottenuta integrando la densità di probabilità a lungo termine della x riguardo alla x nell'intervallo da x1 all'infinito. Nell’ipotesi di Rayleigh, e dell’equazione (11), quest’ultima integrazione può essere fatta formalmente, di modo che alla fine la probabilità a lungo termine che una risposta ecceda x1 può essere scritta:

 

(13)

 

Lo sviluppo di una procedura d’ingegneria utilizzabile richiede quindi la sintesi delle probabilità congiunte e condizionali e la loro integrazione, ed è qui che comincia la divergenza nei vari metodi esistenti. Non conosciamo le esatte densità di probabilità di nessuno dei fattori coinvolti, molto meno la forma della loro densità congiunta. I tecnici dei vari metodi hanno dovuto interpretare i dati storici degli stati di mare, adottare mezzi per utilizzarli nelle integrazioni richieste, adottare ancora mezzi per trattare la velocità, l’angolo di incontro ed i fattori di caricazione ed infine hanno avuto la scelta dell'ordine di integrazione. Il risultato è che i vari metodi sembrano differire più di quanto lo fossero fondamentalmente. Qualunque sia il metodo il risultato finale è una distribuzione iniziale definita numericamente dei massimi nella grande messe di distribuzioni a breve termine di Rayleigh, che in effetti sono sovrapposte nella sintesi. Alcuni scelgono tracciare i risultati su una carta probabilistica. La Figura 13 da Band, è una forma piuttosto comune della presentazione.

 

Figura 13

                                                                         Figura 13

 

L'ordinata è il livello x1, nell'equazione qui sopra. L'ascissa è una scala logaritmica di Q (x> x1), o il relativo reciproco, n, conosciuto come il periodo di ritorno (entrambi sono indicati nella figura). È importante notare che i risultati della formulazione della probabilità solo che il picco di un'escursione della risposta, scelto a caso, sia più grande di un certo livello (nell'esempio la probabilità è circa 10-8 che il coefficiente di momento flettente ecceda circa 0.035). Approssimativamente, la formulazione coinvolge la probabilità per ciclo di risposta. Questa è la ragione per cui i calcoli sono effettuati per tali basse probabilità. La scala ausiliaria nella figura indica approssimativamente, sulla base dei periodi medi d’incontro per la nave, il tempo d’esposizione e come può essere notato è necessario considerare probabilità minori di 10-7 per rappresentare le vite della nave ed i suoi multipli.

Per illustrare le considerazioni assunte nei metodi di previsione a lungo termine faremo una semplificazione particolare dell'equazione (13). Si supponga che le gamme di tutte le variabili, μ, H e T siano sistematicamente divisi in intervalli discreti di larghezza tale che il valore della variabile al centro dell'intervallo è rappresentativo della variabile ovunque nell'intervallo. Con questo presupposto l’equazione (13) può essere approssimata come sommatoria:

 

(14)

 

dove è implicito che sono stati considerati i valori centrali discreti delle variabili. La funzione, p (μ, H, T) denota la probabilità che le variabili, μ, H e T si trovino simultaneamente nei loro rispettivi intervalli. In questa forma la probabilità condizionale del momento spettrale, mo, rappresenta la variazione statistica di questo parametro riguardo al valore che sarebbe stato valutato considerando ciascuno dei valori centrali riparati e applicando i metodi noti.

Ora per gli scopi attuali possiamo fare un’ulteriore assunzione semplificativa. Si supponga che gli intervalli in cui il campo delle variabili, μ, H, T sono suddivisi siano sufficientemente piccoli che il momento spettrale che può essere valutato considerando i valori centrali delle variabili fissate, sia anche rappresentativo del momento che sarebbe stato ottenuto a condizione che le variabili μ, H, T fossero state ovunque all'interno dei limiti dei loro rispettivi intervalli. Tutto questo per dire che il momento spettrale, mo, è una funzione deterministica dell'angolo d’incontro della nave e dello stato di mare. Con questo presupposto la probabilità condizionale nell'equazione (14) tende verso una funzione delta e quando è effettuata integrazione rispetto a mo l'espressione si trasforma in:

 

(15)

 

dove la notazione è stata migliorata per facilitare ulteriori sviluppi. In particolare, le sommatorie sono eccedenti rispetto a tutti gli intervalli discreti precedentemente definiti e gli argomenti della probabilità unita simbolizzano i valori centrali definiti insieme con l'equazione (14). Ancora più importante, il valore di mo nell'esponenziale è preso come funzione deterministica dei valori centrali delle variabili operative ed ambientali. In questa forma il problema della sintesi diventa quello di costruire una rappresentazione discreta della probabilità congiunta.

Per illustrare come questa probabilità congiunta potrebbe essere costruita si può argomentare come segue. Immaginiamo la vita della nave suddivisa in tantissimi intervalli di breve termine, per esempio, 4 ore ciascuno, durante i quali gli stati di caricazione, di velocità della nave, dell'angolo d’incontro e dello stato di mare rimangano costanti. Ora, si supponga che i valori di tutti i parametri, μ, H, T siano conosciuti per ciascuno di questi intervalli di tempo. Ciò, in effetti richiede che siamo capaci di predire il profilo operativo della nave nei termini della sua caricazione, velocità ed angoli d’incontro oltre che delle condizioni atmosferiche che incontrerà. Le previsioni della caricazione della nave, della velocità e del tragitto sono effettuate normalmente dall’armatore o dal progettista della nave come una parte del processo preliminare di progettazione. Le previsioni del mare e delle condizioni atmosferiche che la nave incontrerà dipendono dalla disponibilità di una base di dati degli stati di mare di forma ed estensione opportuna.

Nell'equazione (15) lo stato di mare è rappresentato da due parametri, la misura dell’altezza, H e del periodo T. In alcune formule spettrali, soltanto un parametro, per esempio l’altezza significativa, H1/3 è usata per caratterizzare lo stato di mare. In altri è impiegato il parametro ulteriore, Tz, periodo zero-crossing, o Tm, periodo modale, al fine di dare mezzi più flessibili per rappresentare una vasta gamma dei spettri di aspetto o forma simile (cioè delle famiglie). Idealmente, dovrebbe essere considerata anche la variazione nella figura degli spettri, poiché gli spettri degli stati di mare oceanico misurati al vero mostrano una considerevole varietà compresi i doppi picchi che derivano dalla sovrapposizione di onde provenienti da due o più tempeste. Ma per semplicità spesso si considera che due parametri bastino.

La frequenza di occorrenza a lungo termine di stati di mare di differente severità ma dalla forma spettrale simile può allora essere espresso in termini di funzione di densità di probabilità congiunta per H1/3 e Tm. Questa densità di probabilità congiunta di H1/3 e Tm può essere rappresentata, per una data zona dell'oceano, sotto forma di tabella, come in Hogben ed in Lumb, o di un diagramma come indicato nella Figura 14.

 

Figura 14

                                                  Figura 14

 

I valori nelle tabelle, o nel diagramma, sono uguali alla probabilità (frazione del tempo) che lo stato di mare sia caratterizzato dall’accadimento simultaneo dei valori di H che fanno parte dell'intervallo da H1 ad H2 e di T che fanno parte da T1 a T2. Questo presupporrebbe una singola forma per lo spettro (per esempio Bretschneider o JONSWAP). Se la nave opera in zone geografiche differenti che hanno stati di mare differenti, tali diagrammi sarebbero richiesti per ogni zona operativa del mare.

Una distribuzione composta degli stati di mare può essere costruita se abbiamo tali tabelle o schemi per tutte le zone operative della nave insieme alle informazioni riguardo alla frazione di tempo che la nave trascorrerà in ogni zona. Per illustrare questa sintesi, si consideri una cisterna che transita tra l’Europa ed il Golfo Persico attraverso il Capo di Buona Speranza. I tratti tropicali dell'itinerario sarebbero caratterizzati da una preponderanza di mare calmo mentre i tratti del Capo sarebbero caratterizzati in larga parte da stati di mare agitato. Sarebbe quindi necessaria una serie di schemi simili alla Figura 14, o una tabulazione della frequenza di accadimento degli accoppiamenti dei valori di H1/3 e Tm per rappresentare questi estremi così come le variazioni degli stati del mare tipici di altre parti dell'itinerario. Ora, poiché ogni diagramma “scatter” è, infatti, una funzione bivariata di densità di probabilità che rappresenta la frequenza relativa di accadimento degli stati di mare in tutti i gradi di severità nella zona applicabile dell'oceano, l'integrale del diagramma su tutti i valori di H1/3 e T deve essere uguale all'unità. La struttura sarà, comunque, esposta in zone geografiche differenti per periodi di tempo differenti durante ogni frazione del suo viaggio. Le ordinate del diagramma “scatter” per ogni zona lungo l'itinerario devono, quindi, essere moltiplicate per la frazione che esprime la proporzione di tempo che la nave trascorrerà in quella zona. E’ costruito allora uno schema o una tabulazione composta per l'intero viaggio aggiungendo le ordinate pesate di tutti gli schemi che rappresentano i segmenti di viaggio.

Per ogni insieme di valori delle variabili, μ, H1/3 e Tm ora possiamo determinare la risposta del carico della nave e calcolare un valore del momento spettrale, mo, della caricazione. Questo calcolo normalmente viene effettuato usando uno dei movimenti della nave e dei programmi di caricazione standard. La sommatoria nell'equazione (15) allora si approssima con:

 

(16)

 

La forma semplice del prodotto dell'equazione (16) è basato sul presupposto che tutte le variabili casuali restanti siano statisticamente indipendenti. In effetti stiamo facendo un sovrapposizione di molte distribuzioni di Rayleigh, pesate dalla frequenza prevista di accadimento di tutte le combinazioni delle tre variabili. Per usare i risultati forniti dall’equazione (16) nella selezione del valore del carico di progetto, dobbiamo scegliere un carico che ha una probabilità di accadimento accettabilmente bassa e, concettualmente, possiamo continuare nel ragionamento progettuale come segue. Il periodo medio dell'onda d’incontro in mare è di circa dieci secondi. Nel corso della vita di venti - venticinque anni, la nave incontrerà approssimativamente 108 onde, ed il valore esatto dipenderà dal profilo operativo e dalla parte del tempo trascorsa in mare. È ragionevole progettare la struttura in modo che la nave sia capace di sopravvivere al più alto singolo picco di escursione del momento flettente o di un altro carico prevedibile nel corso della vita; così il carico che ha una probabilità di supero di una volta in 108 cicli sembrerebbe essere un valore ragionevole da raggiungere. L'equazione (16) esprime la probabilità che alcun picco di oscillazione ecceda il valore x1.

Tuttavia, dovrebbe essere notato che il carico che corrisponde a questa probabilità è soggetto a variazione, come nel caso del breve termine. Quindi, durante il corso della vita della nave, ci può essere un valore di picco che supererà il valore che corrisponde alla probabilità 10-8, potrà non essere alcuno o potranno essere vari. Se la nave navigherà per altri venti anni nello stesso servizio, o se consideriamo una seconda nave identica, questo valore 10-8 potrà essere oltrepassato una o più volte ancora. Se sarà oltrepassato ancora, il secondo supero potrà essere con un margine molto più grande di quello sperimentato la prima volta o potrà essere con un margine minore. Il problema è simile a quello dell'esperienza a breve termine in cui il parametro di rischio è stato introdotto per misurare le valutazioni probabilistiche degli eventi estremi. Questo comportamento casuale del più alto carico di picco previsto può essere preso in considerazione usando una procedura suggerita da Karst. Questi formula un problema che può essere riesposto così: per determinare un momento flettente (o sforzo) xL tale che la probabilità che una nave lo ecceda nel corso della vita abbia uno specifico valore P( x> x1 ), in cui x1 è il momento flettente previsto che corrisponde ad una vita di nL massimi (o cicli) Q( x > x1 ) = 1/nL. La probabilità specifica P(x1>xL ) è un fattore di rischio o livello di confidenza analogo all”α” di Ochi, precedentemente discusso. In base ad un modello di Poisson, il risultato approssimato è che il momento flettente di progetto xL può essere letto da

 

(17)

 

La procedura è illustrata nella Figura 15, ove è mostrato un grafico della funzione Q(x> x1)=1/n tracciata nel modo usuale. Ad un livello di probabilità di 10-8, l'ordinata della curva è il valore previsto del carico (momento flettente in mezzeria) che ha questa probabilità di supero in un qualsiasi ciclo.

 

Figura 15

                                                                          Figura 15

 

Il grafico piccolo tracciato lungo l'asse verticale a questo livello di probabilità è, schematicamente, la funzione di densità di probabilità dei valori di picco a 1/108 sulla vita della nave. Questa funzione di densità esprime il comportamento casuale dei picchi più alti che accadono in molte registrazioni che contengono ognuna nL picchi. Il contorno della porzione tratteggiata di questa funzione di densità di probabilità corrisponde al valore dell’un per cento, cioè, la zona tratteggiata è uguale all’un per cento dell’area totale sotto la curva. Quindi, P(x1 > xL) = 0.01= 10-2. Se estrapoliamo questo un per cento su una linea orizzontale verso sinistra, questo interseca la curva Q(x>x1) molto vicino alla probabilità 10-10, che è il valore dato dalla equazione (17). Questo costituisce una via conveniente per ottenere Q(x> x1)  per una P(x1 > xL) = 0.01 estrapolando la curva a lungo termine su valori più bassi di probabilità. Il significato di questo risultato è che si definisce un carico di progetto che potrebbe essere atteso di essere superato una volta su una qualsiasi nave in una flotta di 100 navi simili che prestano lo stesso servizio.

Per esempio, se noi imponiamo P(x1 > xL) uguale a 0.01 ed nL uguale a 108, troviamo che, con buona approssimazione, il carico di progetto xL, può essere letto a Q(x>xL) = 10-2 / 108 = 10-10. Con questo si vede che il livello di confidenza un per cento è ottenuto usando il carico di progetto xL corrispondente alla probabilità di supero Q(x>xL) che abbia un valore uguale al prodotto del fattore di rischio ( o livello di confidenza) ed una probabilità di supero attesa nella vita della nave di nL cicli. In alternativa, la probabilità di sopravvivenza (fattore di rischio) è:

 

(18)

 

Si note che le equazioni (17) e (18) si suddividono, comunque, quando xL = x1 o Q(x>xL) = l/nL. Nel nostro caso P(x1 > xL) è 0.667 anziché P(x1 > xL) = nL * 1/nL = 1.0, come dato dall’equazione (18). Si veda la Figura 15.

L’equazione (18) è utile nel calcolo della probabilità di collasso, dato che il fattore di rischio P(x1 >xL) può anche essere considerato come la probabilità che qualsiasi nave in una flotta di molte navi simili supererà il valore di carico xL di progetto durante la sua vita. Quindi, a volte ci si riferisce a questo come probabilità di sopravvivenza per distinguerlo dalla probabilità per ciclo, Q(x>xL), o 1/n. Si noti inoltre che una curva di P(x1 > xL) può essere ottenuta per ogni valore di nL aggiungendo una nuova scala al diagramma di Q(x>xL). Per esempio, una scala di P(x1>xL) è stata aggiunta alla parte superiore della Figura 14 per nL = 108.

L'analisi precedente restituisce una valutazione del valore della probabilità di supero prevista durante il lungo periodo di esposizione in cui si incontrano la gamma completa di variazione delle velocità, degli angoli di incontro di altre variabili. L'equazione (16) è basata sulla distribuzione di Rayleigh per i valori di picco del processo casuale e, come precisato da Ochi, non contiene esplicitamente il periodo d’esposizione. Invece, si dovrebbe pensare a come applicarlo ad un largo numero di escursioni di picco valutato approssimativamente durante la vita della nave. Per calcolare esattamente il numero di picchi di oscillazione nel periodo di tempo, operiamo come segue. Durante uno degli intervalli a breve termine in cui le variabili, μ, H1/3 e Tm rimangono costanti, il numero medio di zero-crossing nell’unità di tempo è dato da:

 

(19)

 

Qui, m2, è il secondo momento dello spettro della risposta. È coerente con il presupposto di Rayleigh che ad ogni passaggio sullo zero corrisponde un picco del processo casuale, di modo che l'equazione (19) darà inoltre il numero di picchi nell’unità di tempo, nz. Ora, se T è uguale al periodo a lungo termine in ore, il tempo totale durante il quale un gruppo specifico di variabili, μi, Hj e Tk, possa prevalere è dato da:

 

(20)

 

ed il numero totale di oscillazioni durante il tempo T da:

 

(21)

 

Per comprendere questo numero nel calcolo della probabilità, Q, ogni termine nell'equazione (16) deve essere ora moltiplicato per una funzione che ne determini il peso che è costituita dal rapporto del numero di picchi di oscillazione  corrispondente a ciascuno degli intervalli della sommatoria., al numero totale di picchi dati dall’equazione (21), nz* = nz(μ,  H, T) / Σ nz p(μ) p(H) p(T) anziché 1.0, come presupposto nell'equazione (16). Quindi, il risultato finale, modificato per esprimere la probabilità in termini di tempo, è

 

(22)

 

Lewis e Zubaly hanno valutato un esempio che indica che i risultati ottenuti dalla (16) e dalla (22) sono quasi gli stessi per la portacontenitori utilizzata come esempio. Questo è spiegato notando che i valori più alti di momento flettente generalmente si presentano in mari di prua che corrispondono al numero più grande di picchi, od alle più alte frequenze medie di oscillazione. I carichi in mari di poppa sono generalmente molto più bassi e danno pochissimo contributo alle probabilità complessive. La procedura precedente conduce ad una valutazione dei valori di supero a lungo termine che prende in considerazione tutti i differenti stati di mare che la nave può incontrare durante la sua vita. La sommatoria pesata include i contributi del mare poco mosso che accadono frequentemente ma individualmente hanno basse probabilità di causare eventi estremi e degli stati di mare in tempesta, ciascuno dei quali ha un'alta probabilità di causare un evento estremo ma che occorrono relativamente poco di frequente. Come conseguenza della vasta gamma delle circostanze da includere in un calcolo di questa natura, si vede che le risorse di calcolo richieste possono essere considerevoli.

Per il problema del calcolo dei carichi ciclici per il calcolo a fatica, è importante notare che la distribuzione a lungo termine discussa qui può fornire le informazioni di base. La Figura 13 mostra una tal distribuzione, con una scala di probabilità ed il numero di cicli nella parte inferiore. Se la vita della nave per gli studi di fatica si ipotizza che corrisponda a 108 cicli, è stata riportata una nuova scala invertita, come indicato sulla parte superiore, ove è riportato il numero di cicli previsti per raggiungere qualsiasi specifico livello di momento flettente.

 

 

Estrapolazione dei valori estremi osservati

 

Un metodo alternativo al problema dei carichi di progetto considera soltanto i più grandi massimi (estremi) nei campioni a breve termine anziché tutti i massimi. Le applicazioni della teoria dei valori estremi sono presentate in situazioni in cui la distribuzione iniziale è conosciuta nella forma chiusa, come nel caso di un processo gaussiano stazionario a media nulla come una registrazione di moto ondoso o una registrazione della risposta a breve termine della nave in navigazione. La teoria può anche essere applicata ed estesa al caso dell'estrapolazione dei dati storici a lungo termine sotto forma di registrazione sia delle onde che delle risposte della nave.

Se sono disponibili i dati storici sugli estremi (cioè, i valori più alti) in molti campioni di una popolazione, può essere utilizzato il metodo classico di Gumbel per prevedere gli estremi che potrebbero probabilmente accadere in futuro. Poiché la funzione di densità degli estremi tende ad essere più concentrata della densità iniziale, possono essere derivate le forme asintotiche della densità degli estremi che dipendono essenzialmente dalle proprietà generali della densità iniziale. La Figura 16 da Yuille è inclusa per illustrare il metodo. In questo caso particolare i dati erano le letture quotidiane di un estensimetro meccanico installato su una nave da guerra.

 

Figura 16

                                                                         Figura 16

 

Ogni lettura è la massima oscillazione delle sollecitazioni sperimentate in un giorno in mare e può essere interpretata così come l'estremo nel campione di un giorno. Per analizzare un insieme N di tali osservazioni sono stati organizzati per grandezza crescente e sono numerati con m = 1,2, … N, convertendo così le osservazioni in sequenze statistiche. Sono state calcolate le frazioni m/(N+1) per m = l, N e queste rappresentano una valutazione della distribuzione di probabilità che corrisponde ad ogni livello dell'osservazione. Il punto seguente è stato di presupporre una distribuzione analitica ed adattarne i dati. La distribuzione assunta nell’esempio, Figura 16, era la prima distribuzione asintotica degli estremi. Il metodo usuale per adattare i dati è di usare una carta probabilistica adatta alla distribuzione presupposta.

Le frazioni sono tracciate su una tal carta nella Figura 16, dove la gamma delle sollecitazioni è l'ordinata e la frequenza distorta o scala di probabilità è l'ascissa. La scala di probabilità in tutte le carte probabilistiche è distorta in modo tale che la distribuzione teorica risulti tracciata come una linea retta.

In questo modo adattare i dati alla distribuzione assunta significa adattare la migliore linea retta come indicato nell'esempio. Le linee tratteggiate nella figura sono limiti di confidenza. Nell'esempio sono state calcolate in modo tale che nella dispersione dei dati nei confronti della linea retta dovuto agli errori casuali, può essere atteso, nell’intervallo tracciato dalle linee tratteggiate, il 68 per cento dei dati. Queste linee forniscono un criterio di verifica statistico per l'adeguatezza della misura dell'osservazione alla distribuzione teorica presupposta. L’estrapolazione dei dati in modo da prevedere gli estremi che hanno probabilità di accadere in eventi futuri è stata fatta semplicemente estendendo la linea retta fino a livelli elevati di probabilità. Dovrebbe essere notato riguardo ai dettagli dell’adattamento nella Figura 16 che i dati sembrano deviare sistematicamente dalla linea retta. Questo aumenta i punti che nessuna delle varie distribuzioni analitiche che possono essere presupposte possa garantire il migliore adattamento riguardo ad un dato insieme di dati. L'arte del metodo è di trovare l'approssimazione analitica migliore. La distribuzione di Weibull è stata utile a questo fine.

Un metodo ibrido interessante per il problema dei carichi di progetto è stato discusso dettagliatamente da Ochi. Invece di integrare sopra tutti gli stati di mare immaginabili sono derivate dai dati storici le circostanze più gravi che hanno probabilità di accadere oltre alla loro persistenza (durata) e tramite la teoria estrema a breve termine, con il fattore di rischio adatto, è stata applicata soltanto alle risposte a questi mari in tempesta. Alcuni confronti fatti con i risultati ottenuti con il metodo della somma pesata a lungo termine mostrano un buono accordo. Il successo del metodo dipende dall’abilità dell'utente nel considerare un numero sufficiente di mari severi, tenendo conto delle loro probabilità e persistenza, per stabilire chiaramente la risposta “più estrema”. Per la maggior parte dei problemi di progetto della nave è suggerito il metodo a lungo termine descritto precedentemente, poiché fornisce informazioni più complete, come i dati ciclici di carico per fatica.

 

 

Carichi Dinamici

 

Si distinguono i seguenti carichi dinamici:

 

- springing ( Sobbalzare)

- carichi di slamming (Impatto)

- carichi inerziali sui componenti

 

Springing

Un effetto importante delle onde del mare su alcune navi è l'eccitazione della vibrazione casuale dello scafo che può continuare per lunghi periodi di tempo. Questo fenomeno, conosciuto come springing, è stato notato specialmente nelle porta rinfuse dei Grandi Laghi, ma è stato segnalato anche sulle grandi navi d'alto mare con alti coefficienti di finezza. La spiegazione è che le navi lunghe con bassa immersione ed altezza di costruzione sono comparativamente flessibili nella flessione longitudinale e conseguentemente hanno periodi naturali insolitamente lunghi della vibrazione verticale dello scafo (periodi a due nodi di 2 sec o più). Gli studi sperimentali e teorici hanno confermato che quando una tale nave sta transitando nelle onde comparativamente corte che danno risonanza con il periodo naturale di vibrazione, è prodotta una vibrazione significativa. Una corrispondente fluttuazione nelle tensioni in mezzeria è quindi sovrapposta alla sollecitazione di flessione dell'onda quasi statica.

E’ stata applicata la già sviluppata “strip theory” allo springing nelle onde corte. Anche se i movimenti springing di una nave possono essere molto piccoli, la teoria fornisce le informazioni sulle forze eccitanti che agiscono sulla nave nelle onde corte che producono tale fenomeno. Quindi, quando queste forze si applicano alla nave come una semplice trave può essere prevista la risposta vibratoria. Malgrado il fatto che la “strip theory” non sia rigorosamente applicabile a tali onde corte, i risultati per una nave d'alto mare sono stati trovati in buon accordo con le misure al vero.

Se le onde che eccitano lo springing fossero regolari, lo springing potrebbe essere evitato da un piccolo cambiamento nella velocità. Ma in una rotta reale che contiene una vasta gamma di frequenze lo springing varia in modo casuale ed un cambio di velocità può avere scarso effetto. L'eccitazione e la risposta dello springing possono allora essere trattate come i processi stocastici che possono essere maneggiati mediante le tecniche già discusse. Tuttavia, è stato studiato che le onde più lunghe nello spettro possono anche eccitare la vibrazione dello scafo. Ciò introduce aspetti non lineari che sono importanti da considerare rispetto alle risposte strutturali.

 

Carichi di slamming

Quando una nave viaggia ad alte velocità, particolarmente in mari di prua, questa può occasionalmente emergere da un'onda e rientrare nell'onda seguente con un impatto gravoso o slam mentre il fondo entra in contatto con l'acqua. Altri fenomeni sono associati all’impatto di grandi onde con le strutture di prua costituite da pennoni o da masse d’acqua “green water” che invadono il ponte ed impattano violentemente con le sovrastrutture esistenti. In ogni caso il fenomeno consiste nell’impatto con un’alta velocità relativa fra la superficie libera dell'acqua quasi incompressibile e una parte della struttura della nave.

Due effetti notevoli possono essere causati dallo slamming del fondo. Ci possono essere danni strutturali localizzati nella zona del fondo che ha sopportato la più alta pressione di impatto. Ciò può includere lo sfondamento dei fasciami o l’instabilità dei rinforzi interni, dei ponti e delle paratie. Un secondo effetto dello slamming è una vibrazione transitoria dell’intero scafo in cui il contributo principale viene dal modo di vibrare fondamentale verticale con due nodi. Questa vibrazione indotta dallo slamming è chiamata whipping e può provocare intensi sforzi di vibrazione uguali nel valore alle sollecitazioni di flessione a bassa frequenza indotte dal moto ondoso. Si veda la Figura 17 che mostra uno schema esemplificativo delle tensioni di “whipping”.

 

Figura 17

                                                 Figura 17

 

Lo slamming è possibile se queste due circostanze agiscono simultaneamente:

 

- il fondo di prua deve emergere dalla superficie delle onde.

- al momento del rientro la velocità relativa fra la parte inferiore della nave e l'acqua deve eccedere un certo valore di soglia. Da esperimenti su modello, la velocità della soglia è stata misurata prossima a 3.6 m/sec per navi da carico.

 

L'intensità del whipping dipende dalla grandezza della forza che deriva dalla pressione impulsiva dello slamming, sulla relativa posizione longitudinale e sulla durata dell'impulso di tale forza. Gran parte delle informazioni disponibili sull'intensità di pressione, p, derivante dallo slamming è stata ottenuta dalle prove di modello. Questi sono stati effettuati con i modelli bidimensionali in acqua tranquilla, con i modelli tridimensionali completi in acqua tranquilla e con i modelli completi che si muovono nel moto ondoso. La Figura 18. contiene una compilazione di tali dati di prova su modello.

 

Figura 18

                                                  Figura 18

 

Questi risultati sono solitamente adattati ad una curva con una forma data da.

 

(23)

 

dove v è la velocità verticale relativa. Il coefficiente k è indicato per tre tipi di prove nella Figura 18. La pressione di impatto è distribuita sopra una zona del fondo della nave nelle vicinanze immediate del punto di rientro ed è tipicamente il massimo sulla linea centrale  in ogni istante di tempo. E’ stato trovato che le più alte pressioni accadono dove il fondo è quasi piatto. La forza totale allora è data dall’integrale di questa pressione sulla zona del fondo sulla quale agisce. Poiché la prua della nave rientra in acqua, il punto di pressione massima tende a muoversi verso la prua. Ad una data stazione sulla lunghezza, la durata della pulsazione della pressione è tipicamente di pochi dieci millisecondi, ma come conseguenza del movimento della posizione di rientro, anche l’impulso di pressione si muove, mantenendo la sua intensità di picco. La durata totale della forza d’impulso che la nave avverte sarà, quindi, molte volte più grande della durata di impulso in un punto fisso. Questo comportamento di spazio-tempo della forza è illustrato nella Figura 19.

 

Figura 19

                                                  Figura 19

 

Carichi inerziali sui componenti

Le accelerazioni che derivano dai movimenti di una nave in una rotta producono forze (o reazioni inerziali) sui componenti locali della nave, così come sul personale, sul carico e sui liquidi nelle casse. Di conseguenza il calcolo dei valori di queste forze sono spesso necessari per il progetto delle strutture locali, delle fondazioni, delle legature, dei dispositivi di fissaggio, ecc. Per tali scopi i valori massimi valutati di tali forze possono usualmente essere considerati come carichi di progetto statici, a causa dei periodi relativamente lunghi delle ampiezze dei movimenti della nave.

Le vibrazioni dello scafo causate dalle macchine o dall’azione dell'elica possono in alcuni casi causare risposte in risonanza dei componenti strutturali.

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